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Alighiero Boetti

Torino, 1940 – Roma, 1994

Alighiero Boetti – o Alighiero e Boetti come si firma a partire dal 1971 – nasce a Torino dove esordisce nel gennaio del 1967 con la personale alla Galleria Christian Stein di Torino.

Tra i principali esponenti dell’Arte Povera, nel 1972 si trasferisce a Roma, città a lui più affine, e indirizza il suo lavoro verso una ricerca sempre più concettuale e versatile. Numerose sono infatti le tecniche utilizzate per realizzare le sue opere, la cui esecuzione, come per i ricami o le “biro”, viene spesso delegata con regole ben precise ad altri soggetti, assecondando un principio di casualità.

Grande appassionato di viaggi, a partire dal primo viaggio del 1971, Boetti rimase così affascinato dall’Afghanistan da tornarvi periodicamente per lunghi soggiorni fino al 1979 quando l’occupazione sovietica ne impedirà l’accesso. È alle ricamatrici di Kabul che Boetti affida suoi arazzi e le “Mappe”, planisferi colorati che riproporrà negli anni come registro dei mutamenti politici del mondo. Dopo la chiusura del paese nel 1979, trasferisce la produzione degli arazzi a Peshawar, impiegando donne afghane che si erano rifugiate in Pakistan.

La produzione di Alighiero Boetti è decisamente poliedrica sia per le diverse tecniche impiegate sia per le tematiche affrontate, oltre che per la varietà di tipologie di opere a cui lavora con passione dagli Ottanta fino alla sua scomparsa.

Intensa è anche l’attività espositiva sia in Italia che all’estero; è più volte presente alla Biennale di Venezia, con una sala personale nel 1990 e un omaggio postumo nel 2001. Tra le mostre più significative degli ultimi anni, è la grande retrospettiva itinerante al MoMA di New York, la Tate di Londra e il Reina Sofia di Madrid. Muore nella sua casa di Roma il 24 aprile 1994.

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